Associazione Luciano Tavazza: rilanciare il ruolo del volontariato organizzato
«Rilanciamo il ruolo del volontariato organizzato». Questo l’incipit di un corposo Appello rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, articolato in 12 punti e lanciato dall’Associazione Luciano Tavazza, nata in memoria del giornalista e paladino del volontariato in Italia, fra i redattori della legge quadro sul volontariato 266/1991, scomparso nel 2000 a 74 anni. Al testo hanno già aderito molte associazioni e singoli; ne commenta alcuni passaggi il sociologo Renato Frisanco, storico analista del mondo del volontariato e del terzo settore, vicepresidente dell’Associazione che ci tiene a ribadire: «Riteniamo che occorra ridare forza ad alcuni temi che sono indispensabili per far tornare a crescere i volontari e le loro forme organizzative autonome (piccole e grandi). Assieme possiamo ridare al volontariato la capacità di incidere: un cambiamento necessario per dare gambe più robuste alla solidarietà, per riaffermare l’importanza e la necessità di valorizzare la gratuità dell’azione volontaria, salvaguardando la presenza prevalente e determinante dei volontari nelle associazioni di questo settore». Si auspicano quindi alcune modifiche al Decreto legislativo 117/2016, «per recuperare e salvaguardare il ruolo e il contribuito specifico del volontariato nell’ambito del terzo settore. L’avere privilegiato, nella Riforma del terzo settore, il contributo fornito alle nostre comunità dai “singoli volontari” piuttosto che dalle organizzazioni di volontariato, superando proporzionalità e incompatibilità tra lo status di volontario e quello di lavoratore dipendente, ha determinato sovrapposizioni di ruoli e soffocamento della libertà organizzativa».
Le proposte dell’appello
Dopo questa articolata premessa, le proposte di emendamento del Codice del terzo settore per «mettere al centro il valore della gratuità nell’impegno per fini esclusivi di solidarietà che, anche in una prospettiva moderna ed avanzata, fa del volontariato un unicum tra le realtà di Terzo settore», dice l’Appello al punto 1, perché – commenta Frisanco – «è l’unica realtà ce non può remunerare in alcun modo i propri aderenti. La gratuità del volontariato è dono nella sua missione di servizio agli altri e alla comunità. Nella logica della gratuità vanno considerate anche le nuove forme di attivismo civico basate sulla condivisione di responsabilità rispetto alla tutela o riqualificazione dei “beni comuni”». Un altro aspetto che non si può ignorare: «La gratuità da sola non è garanzia di solidarietà sociale, la prima deve essere collegata alla seconda, altrimenti si confonde il volontariato con altre forme. Occorre tener conto, oltre che del volontariato tradizionale, cosa che non ha fatto il Codice di terzo settore, anche delle nuove forme di partecipazione civica dei cittadini nel campo dei beni comuni e dello sviluppo di comunità sulla base del paradigma della reciprocità e responsabilità, quindi all’impegno dei cittadini per una qualità della vita migliore nei loro territori», osserva Frisanco.
Al secondo punto, l’Appello dell’Associazione Luciano Tavazza chiede di «valorizzare il volontariato organizzato non alla stregua di un’impresa sociale in formazione, nell’ottica di un Terzo settore esclusivamente produttivo, ma per le sue peculiari missioni, culturale e politica». Invece, commenta l’esperto, «nel Codice del terzo settore il volontariato viene valorizzato più per la disponibilità di singole persone a operare nelle varie realtà del terzo settore che per il contributo specifico delle sue organizzazioni. Quindi si chiede di riconoscere queste peculiari funzioni del volontariato organizzato. Non si possono comprimere e livellare storie e culture specifiche, in un terzo settore con vocazioni e specializzazioni diverse». Ancora, al terzo punto dell’Appello viene chiesto di «salvaguardare la presenza “prevalente e determinante” dei volontari per la realizzazione della missione delle Organizzazioni di volontariato. Si chiede di abbassare la soglia dei lavoratori impiegati (fino a 1 ogni 2 volontari) prevista nell’art. 33, comma 1 dell’attuale Codice del terzo settore». Inoltre si chiede che «le organizzazioni di volontariato i cui volontari attivi non costituiscono la risorsa “prevalente e determinante” e che sono impegnate nella gestione di servizi per conto dell’amministrazione pubblica, in appalto o in convenzione con essa da più di tre anni, assumano la veste organizzativa dell’impresa sociale». Quindi per Frisanco «favorire una migliore articolazione interna al Terzo settore tra organizzazioni imprenditoriali e non permette di fare chiarezza sui ruoli di ciascuna realtà organizzativa. Invece si è pian piano sviluppata una componente del volontariato sempre più basata sul lavoro remunerato, pari anche alla metà dei volontari. Occorre fare chiarezza».
Quarto punto: l’Appello propone di istituire un fondo riservato per «offrire alle singole organizzazioni di volontariato e alle reti nazionali un supporto concreto, di tipo economico e/o logistico (ad esempio, sedi), al fine di facilitarne l’operato, nel rispetto della loro libertà d’azione» e (quinto punto) «conseguentemente svincolare le OdV, nel fronteggiare le spese necessarie al proprio funzionamento, dalla dipendenza dei bandi a progetto – spesso fuorvianti rispetto alle finalità dell’organizzazione e alla necessità di costruire innovazione. Peraltro, tali bandi possono minare l’autonomia di progettazione delle OdV perché vincolanti rispetto alle condizioni poste e agli obiettivi da conseguire. La vera progettualità nasce sul territorio dove le associazioni sono radicate e in grado di rilevare i bisogni, di rispondervi con interventi tempestivi, innovativi e, quindi, efficaci». Quindi al punto 6 si domanda di «valorizzare il ruolo dei tanti piccoli gruppi di volontariato che hanno oggi meno risorse e sostegni per crescere e operare, nonostante essi rappresentino un patrimonio prezioso di coagulo della partecipazione alla vita comunitaria e di autonoma realizzazione di attività». Occorre anche (punto 7 dell’Appello) «restituire autonomia di programmazione ai Centri di servizio del volontariato sui territori, rimettendo nelle loro competenze il sostegno alle organizzazioni di volontariato non iscritte» e (punto 10) «ripristinare una struttura di raccordo e rappresentanza specifica e autonoma del volontariato organizzato, alla stregua delle già conosciute Conferenze regionali e nazionale, per rafforzarne l’interlocuzione all’interno degli organismi di Terzo settore».
Articolo di Laura Badaracchi su “Reti Solidali“