Conferenza Regionale del Volontariato. Con CSV Lazio sui territori, verso le sfide future
Maria Lorena Micheli è presidente della Conferenza regionale del volontariato del Lazio dal 2017. La Crevol è stata istituita nel 1993 come strumento di partecipazione consultiva, delle organizzazioni di volontariato, alla formazione delle scelte della Regione nei settori di diretto intervento delle organizzazioni stesse. Proseguiamo con l’intervista alla Presidente Crevol il ciclo di approfondimenti in vista del rinnovo delle cariche del CSV Lazio. A lei abbiamo chiesto quale sia stato, in questi anni, il ruolo esercitato dal CSV Lazio rispetto al lavoro della Conferenza regionale del volontariato e quale tipo di collaborazione tra il Centro di Servizio e Crevol prevede in futuro.
Quale pensa sia stato il ruolo esercitato dal CSV Lazio, in questi anni, rispetto al volontariato e rispetto alla Conferenza regionale?
«I CSV sono stati importantissimi per quanto riguarda il volontariato del Lazio. Inoltre, e questa è una riflessione dovuta alla mia personale attenzione verso le associazioni piccole e medie, il ruolo svolto dal CSV Lazio per ciò che riguarda la formazione, e l’essere vicino nel quotidiano a questo tipo di associazioni, è di vitale importanza; perché altrimenti queste organizzazioni non potrebbero sopravvivere. Le Case del volontariato soprattutto, sono, sui territori, dei veri e propri punti di riferimento, sia per le piccole e medie associazioni e sia per la Conferenza stessa che, pur mantenendo la propria autonomia di gestione, consolidatasi negli anni grazie al lavoro dei portavoce sui territori, ha potuto sempre fare affidamento sul CSV Lazio e sulle sue Case. Vorrei inoltre sottolineare che il supporto da parte del Centro alla Conferenza non è stato solo di tipo logistico, ma anche di aiuto concreto ai percorsi e alle scelte portate avanti».
Questi tre anni sono stati particolarmente difficili. Come si trovano oggi le associazioni?
«Negli ultimi tre anni, la pandemia ha creato tantissimi problemi al volontariato con conseguenze poco positive, e mi riferisco in particolar modo al fatto che tante associazioni – soprattutto le medie e le piccole – hanno dovuto fermare i loro lavori. Ancora oggi, alcune faticano a ripartire, mentre altre hanno proprio interrotto il proprio lavoro; e questa è fonte di grande preoccupazione, nonché di tristezza. Nell’immediato, le associazioni, come sempre, si sono attivate e sono riuscite a far fronte a quelle che erano le esigenze primarie durante la pandemia, però, con le nuove norme anti Covid, molte delle organizzazioni non sono riuscite a ritornare a fare attività come prima. A questo problema si è aggiunto quello della Riforma del Codice del terzo settore e dell’entrata in vigore del RUNTS. Le associazioni, nonostante la loro preparazione e la formazione che hanno alle spalle, hanno non pochi problemi con i cavilli del Codice e molte di loro stanno pensando di tirare i remi in barca. Per me questo risvolto non è positivo, poiché sono le tante piccole realtà che conoscono bene i territori e le loro istanze, a formare la vera base del volontariato.»
Quali sono le richieste delle associazioni e quali prospettive vede?
«In virtù del ruolo svolto in maniera eccellente sui territori, quello che le associazioni chiedono è che questo loro lavoro venga riconosciuto, non non solo a parole, ma anche attraverso i fatti, ovvero attraverso la partecipazione ai tavoli con gli enti pubblici, un ruolo che potrebbe essere riconosciuto anche attraverso la Conferenza».
Dunque utilizzare gli strumenti della co-programmazione e della co-progettazione…
«Sì, che però a oggi esistono solo a parole. Credo che la formazione serva non solo al volontariato, ma anche agli enti pubblici, affinché inizino a utilizzare gli strumenti della co-progettazione e della co-programmazione.»
Quali sono le sfide più grandi che la Conferenza ha davanti a sé per i prossimi anni?
«In questo preciso momento storico la sfida più grande della Conferenza è quella dell’approvazione della proposta di legge regionale “Disciplina degli enti del Terzo Settore” che è in VII Commissione – Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria, welfare. Manca davvero poco all’approvazione e ci auguriamo che avvenga al più presto. Questa è davvero la sfida più grande, perché, finora, la proposta di legge non era mai giunta in VII Commissione . Inoltre, all’interno di questa norma, la stessa Conferenza viene riconfermata e, allo stesso tempo, strutturata in un modo completamento diverso, proprio tenendo conto del lavoro svolto negli ultimi anni sui territori.»
Come verrà strutturata la “nuova” Conferenza?
«Con l’approvazione della proposta di legge, non si parlerà più di un’unica Conferenza ma di dieci Conferenze territoriali. Questo richiederà una grande organizzazione perché tutto il processo sarà realizzato, così come è da sempre lo stile della Conferenza, con la collaborazione dei territori. Sarà un lavoro impegnativo e in questo contiamo sull’aiuto del CSV Lazio, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione degli incontri preparativi sul territorio, anche perché poi, sempre facendo riferimento alla legge, da queste Conferenze territoriali verranno fuori quelle che andranno a sedere all’interno del Consiglio regionale del terzo settore. La nuova Conferenza, inoltre, rappresenterà anche le APS e questa si preannuncia un’altra grande sfida perché bisognerà costruire nuovi dialoghi con i territori».
Che cosa sente di chiedere ai prossimi dirigenti del CSV Lazio?
«Di poter tornare al più presto – ma questo dipende anche dall’andamento della pandemia – agli incontri in presenza. Incontri che erano di sostanziale importanza nella formazione e nel consolidare i rapporti sul territorio. Chiederei anche di continuare nel lavoro di assistenza e accompagnamento al lavoro in autonomia delle piccole e medie associazioni. Inoltre mi sentirei di chiedere di consolidare sempre di più i rapporti con la Conferenza, soprattutto per ciò che concerne consulenza e formazione, per poter creare una collaborazione con quelli che sono gli enti pubblici. In questo senso richiamo all’accordo siglato tra Anci e CSV Lazio: la sua attuazione sarebbe una svolta per tornare a progettare insieme. Bisogna partire dal parlare la stessa lingua, per arrivare a sedersi ai tavoli e finalmente co-progettare e co-programmare insieme sui singoli territori».