Alunni stranieri a scuola: una risorsa‚ non un ostacolo
Capita che¸ fuori da una scuola¸ si sentano dei genitori lamentarsi che nella scuola che frequentano i propri figli ci siano troppi alunni stranieri. E la stessa cosa esce anche dai discorsi tra alcuni insegnanti. La preoccupazione è che i bambini stranieri possano rallentare lo svolgimento dei programmi ministeriali. Soprattutto se¸ come accade in certi casi¸ vengono inseriti ad anno scolastico in corso.
Ne abbiamo parlato con Lapo Vannini¸ insegnante di italiano L2 per Matemù e collaboratore del CIES. «Avevo assistito a una discussione tra due insegnanti¸ che esprimevano la paura che i genitori non iscrivessero i figli nel plesso¸ perché si era sparsa la voce che ci fossero troppi alunni stranieri»¸ ci ha raccontato. «È una cosa che di riflesso ho sentito anche nel quartiere in cui abito». E da questo spunto che è nata una riflessione piuttosto complessa. A monte¸ infatti¸ c’è un altro problema. «Le scuole ormai si promuovono come delle aziende¸ devono far vedere che sono più valide di altre»¸ riflette Vannini. «La ricaduta è questa. Che un genitore¸ anche giustamente¸ si preoccupi di iscrivere il proprio figlio in una scuola invece che in un’altra¸ perché vuole il meglio per lui. E uno dei criteri per stabilire se una scuola è buona è quello del rispetto dei tempi di programmazione».
Più offerta formativa
Ma il rispetto dei tempi di programmazione è davvero così importante¸ o nella scuola dovrebbero essere anche altri valori a contare? C’è anche un altro apporto che gli alunni stranieri possono dare alla scuola. «Le scuole che si trovano con un numero più alto di bambini stranieri iscritti¸ si attivano un po’ di più nell’includere nella loro programmazione annuale progetti che creano una didattica alternativa¸ con strumenti di mediazione culturale e laboratori linguistici»¸ ragiona Vannini. «La scuola più famosa in questo senso è la Pisacane¸ che ha tantissimi progetti¸ e gli insegnanti a volte sono in difficoltà perché le proposte formative sono addirittura troppe. Ma se entri nel cortile della scuola ti compare una moltitudine di colori¸ di bambini¸ il colpo d’occhio è incredibile¸ c’è una moltitudine di provenienze enorme. Le scuole in qualche modo quindi sono anche stimolate a aumentare l’offerta formativa¸ perché hanno una moltitudine di bisogni¸ tra cui quelli dei bambini stranieri».
Se un bambino arriva a metà anno
Come dicevamo¸ le scuole ormai si promuovono come aziende private¸ e sono costrette a presentarsi come un prodotto di qualità. «Come se non tutte le scuole fossero allo stesso livello»¸ suggerisce Vannini.
MaTeMù è lo Spazio Giovani e la Scuola d’Arte del CIES Onlus
Ma anche i genitori¸ a loro volta¸ hanno cambiato atteggiamento. «Dicono: “io voglio vedere la scuola migliore per mio figlio”. E tra i criteri mettono anche il fatto che la didattica normale possa essere rallentata da una serie di interferenze»¸ spiega l’insegnante. «Tra le quali ci può essere quella dei bambini che arrivano a metà anno: succede che ci siano degli arrivi tra dicembre e febbraio¸ con l’anno scolastico già avviato. Può essere un problema¸ perché gli insegnanti si trovano un bambino che non parla la lingua¸ è disorientato. La comunicazione con i genitori non è facile¸ anche solo per le informazioni logistiche».
Le scuole oggi sono attrezzate per questa evenienza e gli insegnanti sanno come reagire. «Certe scuole però rimandano indietro le iscrizioni»¸ fa notare Lapo Vannini. «Capita che il genitore¸ anche se è in Italia da due-tre anni¸ non parli bene l’italiano¸ perché ha lavorato magari a nero¸ nelle situazioni che tutti sappiamo¸ e arriva a scuola e pensa di iscrivere il figlio. Se lo fa è perché trova qualcuno che glielo dice. Mi sono capitati due casi di bambini otto-nove anni¸ che erano in Italia da un anno e non erano mai andati a scuola. Sono arrivati a febbraio dell’anno scorso¸ poi c’è stato il lockdown e sono rimasti chiusi fuori».
…continua a leggere l’articolo di Maurizio Ermisino su Reti Solidali
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