Emergenza profughi: l’impegno delle associazioni del Sud Pontino
Sono già arrivati, altri stanno arrivando e altri seguiranno. Stiamo parlando dei profughi ucraini costretti a fuggire dal loro paese a causa dei bombardamenti russi che durano ormai da più di un mese. Nella provincia di Latina sono già arrivate più di 400 persone.
Donne e bambini attraversano il confine da una provincia ucraina all’altra, tentando di fuggire dal paese. Tra loro ci sono anche anziani e disabili. Come comunità globale, abbiamo la responsabilità di salvarli, proteggerli e ospitarli. Queste procedure devono essere concordate a livello governativo, ma attuate localmente. Proprio per questa ragione, Reti Solidali voluto conoscere come si stanno muovendo le associazioni del posto, più nello specifico del Sud Pontino.
A fronte dell’emergenza profughi, le associazioni del Sud Pontino hanno già iniziato a collaborare; abbiamo ascoltato alcuni dei principali rappresentanti per capire come si stanno effettivamente muovendo e che tipo di reti di partenariato stanno creando, per accogliere adeguatamente i profughi. Uno dei messaggi principali, che queste associazioni vogliono mandare sull’emergenza profughi, è legato alla principale misura di integrazione, ovvero entrare in contatto con i rifugiati e dar loro voce per evitare che si isolino. Ciò, ovviamente, richiede un coordinamento delle politiche internazionali. Di conseguenza, molte questioni burocratiche dovrebbero essere migliorate, cosicché le associazioni possano funzionare efficacemente.
La Comunità Ucraina
Tetanya Feshak, collaboratrice della Comunità Ucraina, si occupa di accoglienza e integrazione e, tra le varie attività sociali, impartisce corsi di italiano alle comunità africane e pakistane presenti nel territorio di Fondi. Feshak è una donna ucraina arrivata in Italia circa 11 anni fa, per cui vive con grande pathos la situazione di crisi che il suo Paese e i suoi concittadini stanno attraversando.
La giovane donna ha da subito voluto ringraziare la popolazione del Sud Pontino per la solidarietà mostrata e ha voluto lanciare un messaggio: «terrei a ringraziare tutte le famiglie della zona che hanno aperto le loro case ai miei concittadini. Gli italiani hanno risposto in maniera decisa agli appelli della mia comunità; ci stanno aiutando sotto tutti i punti di vista e per questo vorrei ringraziarli.»
Feshak ha poi sottolineato le differenze sostanziali che esistono nei processi di gestione di profughi provenienti dal continente africano rispetto a coloro i quali arrivano dall’Ucraina: «i ragazzi africani attraversano un percorso di accoglienza totalmente diverso. Molti profughi africani vedono l’Italia soltanto come un porto di transito e ambiscono a raggiungere altri Paesi dell’Unione Europea. I profughi ucraini, invece, vengono accolti tramite il passaporto biomedico, che permette loro di restare in Italia per 90 giorni. Il loro obiettivo, a differenza dei profughi africani, è di tornare presto nel loro Paese d’origine, quindi alla loro vita quotidiana.»
In conclusione, abbiamo domandato a Tetanya Feshak quali iniziative la Comunità Ucraina sta portando avanti, per ciò che concerne il processo di integrazione dei profughi ucraini. «Insieme ad altre associazioni del territorio, la Comunità Ucraina sta progettando dei corsi di formazione sia per adulti che per bambini, poiché quest’ultimi devono essere inseriti da subito nel sistema scolastico italiano. Oltre ai corsi di lingua italiana e di sostegno allo studio, stiamo progettando dei corsi sportivi e di inclusione sociale. Essendo in prossimità dell’estate, stiamo pensando di organizzare anche dei laboratori all’aperto», ha commentato Feshak.
La protezione civile
Anche Antonio Tomao, presidente dell’associazione di protezione civile Ver Sud Pontino di Formia, ha voluto rilasciare alcune parole sull’emergenza profughi: «la Protezione Civile si colloca in prima linea e sta concentrando ogni sforzo possibile, al fine di garantire un supporto continuo ed efficace al sistema di cooperazione. Nello specifico, ci stiamo occupando della gestione di chiamate, assistenza e accompagnamento dei profughi nei vari alloggi predisposti.»
Ad Antonio Tomao abbiamo chiesto informazioni riguardo all’iter che i profughi ucraini devono sostenere per poter accedere in Italia. «I profughi ucraini vengono registrati presso il Commissariato, per poter ottenere le documentazioni necessarie. Si tratta di un processo articolato che richiede una risposta efficace e immediata. A tal fine, abbiamo deciso di aprire un Centro predisposto all’accoglienza straordinaria proprio per far fronte a questa ondata di immigrati. Siamo in contatto con varie associazioni quali la Comunità Ucraina e la Caritas per programmare una strategia collettiva e funzionale.»
La Caritas e le parrocchie
E su questa strategia, abbiamo ricevuto ulteriori informazioni da Don Alfredo Micalusi, che da anni si dedica alla missione della Caritas Diocesana di Gaeta. La Caritas della Diocesi di Gaeta è presente in 17 Comuni del Sud Pontino e in 3 Comuni della provincia di Frosinone. Don Alfredo coordina 54 parrocchie e 36 Centri.
Solitamente, l’organismo si occupa della povertà del territorio garantendo ai più bisognosi servizi di accoglienza, laboratori dentistici, mense e dormitori, ma Don Alfredo ha tenuto a sottolineare la grande prova di solidarietà che la sua comunità sta mostrando a fronte dell’emergenza profughi. «Rispetto all’emergenza umanitaria attuale, ci siamo mossi per mettere a completa disposizione i nostri Centri. Stiamo consultando vari Comuni e Asl del territorio per coordinare il tutto», ha esordito Don Alfredo. E su quanto di concreto è stato già realizzato, ha aggiunto: «abbiamo realizzato un censimento di privati disponibili all’accoglienza. Abbiamo una mappatura esatta delle case disponibili ad accogliere nei 17 Comuni del Sud Pontino. Anche alcuni istituti religiosi si sono resi disponibili all’accoglienza. Questa rete ci consente di mettere in piedi un servizio di accoglienza più strutturato.»
Un ruolo fondamentale all’interno di questa rete di collaborazione, lo ricopre Don Mariano della Chiesa Parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria di Formia. «Stiamo sostenendo la rete indetta dalla Diocesi di Gaeta. Tuttavia, ancor prima che questa rete prendesse forma, io e la mia comunità abbiamo dato vita ad una collaborazione stretta con la parrocchia ucraina di Caserta, con la quale siamo riusciti a sovvenzionare una spedizione di viveri, abbigliamento e medicinali a Varsavia. Abbiamo inviato il tutto tramite un pullman, che al ritorno abbiamo caricato di bambini e donne ucraine.»
La parola chiave è: collaborazione; soltanto tramite una rete di cooperazione efficace possiamo riuscire a soddisfare le necessità di queste povere persone e trarne benefici come comunità globale.