Casilino Sky Park: la piazza che non c’era
«Non serve andare lontano. Perché sotto ogni asfalto c’è il mare. E dietro ogni angolo la luna». È la scritta che ci accoglie appena arriviamo al Casilino Sky Park, il nuovo spazio di aggregazione nel cuore del Municipio 5 di Roma, nel quartiere Alessandrino. Non serve andare lontano, basta prendere un ascensore e arrivare al quarto piano, per trovarsi altrove: lontano dalla città, eppure connessi ad essa, e in alto, sopra alle strade, al traffico e ai palazzi. Il Casilino Sky Park è uno spazio dove socialità, sport e cultura si incontrano su una piazza sopraelevata a cielo aperto, in uno spazio unico e suggestivo, ideato e realizzato da Fusolab, Associazione di Promozione Sociale e Sportiva Dilettantistica con la curatela artistica di Mirko Pierri dell’associazione a.DNA, organizzazione che promuove street-urban artist da dodici anni. Il Casilino Sky Park, in viale della Bella Villa 106 a Roma, aprirà al pubblico il 2 giugno e consentirà di aumentare con efficacia la risposta ai bisogni della comunità locale all’insegna dell’inclusività. Sono infatti previsti prezzi accessibili, con tessere annuali per le attività sportive e costi contenuti per gli eventi culturali e, grazie al sostegno di IGT, saranno previste anche delle fasce di esenzione completa. È una joint venture tra pubblico, privato e imprenditoria sociale, un modello di imprenditoria moderna: è nato con il sostegno di IGT, leader mondiale nel settore del gioco regolamentato, in collaborazione con LifeGate, da oltre vent’anni punto di riferimento per lo sviluppo sostenibile, e IGD, cohost e proprietario dell’immobile; alcune attività nascono poi grazie a bandi di comune e regione.
In stile Fusolab gli spazi ce li immaginiamo polivalenti
Appena arrivati al quarto piano dell’edificio, si respira immediatamente una sensazione di libertà. Ci siamo stati al tramonto, l’aria era fresca, e la vista era mozzafiato. Ma la forza dello Sky Park Casilino è nell’organizzazione degli spazi, oltre che nella loro bellezza. «L’idea è una palestra all’aperto» ci ha spiega Dario Minghetti, Presidente dell’associazione Fusolab, che vi avevamo raccontato in occasione della palestra sociale del progetto Socrates Sport Popolare. «La nostra palestra è al piano -1: è piena di attrezzature, ha una bella atmosfera, ma si tratta sempre di allenarsi al chiuso. E abbiamo pensato che, specialmente in questi anni, fare sport all’aria aperta fosse importante. Qui all’aperto ora ci sono un’area pesi, un’area crossfit e calisthenics, per fare esercizi a corpo libero, un’area per fare yoga e pilates. E abbiamo cavalcato anche la moda del padel, perché servono anche attività che rendano più sostenibile il progetto». Le attrezzature e gli spazi sono perfetti per fare sport. Ma il bello è che non sono stati pensati solo per questo. «In stile Fusolab gli spazi ce li immaginiamo in modo polivalente» ci spiega Minghetti. «Un campo di padel può diventare un’arena cinema e di Realtà Virtuale, o uno spazio per fare Yoga». Lo spazio più grande, il cuore dell’area, è la piazza. «Da settembre a giugno è un campo multisport dove si farà pattinaggio, skate, parkour, ci saranno in canestri per lo street basket. E il pikleball, una grande novità, un incrocio tra tennis, badmington e ping pong, che si gioca con una palla che è quella del volano. D’estate in quell’area montiamo un palco. E allora ci può essere il cinema sul tetto sotto le stelle, i concerti. Diventa una piazza dove da una parte tiri a canestro e dall’altra ti siedi e senti la musica in modo destrutturato e libero. Ci saranno pochi grandi eventi con il biglietto e molte cose di accompagnamento, libere». Lo Sky Park Casilino allora è anche un’Agorà, una piazza che darà anche spazio alla cultura. «La cultura è sempre l’humus che lega tutto» ci conferma Dario Minghetti. «La questione è sì il benessere fisico, ma anche quello psicologico. La cultura è quella che ti emoziona e accende la scintilla. Ti può far partire, ripartire, creare, quel lato lo vogliamo declinare. Va bene la parte infrastrutturale, ma il grosso del lavoro sarà creare un legame con le persone, creare un posto accogliente, aperto, dove non solo noi possiamo organizzare cose».
Mettere insieme attività sociali, sportive e culturali
«Il cielo è il limite» è un modo che si usa per dire di non porsi limiti. Ma è davvero solo il cielo il limite di Fusolab, un gruppo che è partito addirittura dal meno uno, perché la prima sede a Largo Preneste era nel seminterrato. La sede di quattro piani al Fusolab è una realtà da anni, e adesso l’associazione è davvero arrivata al cielo. «La spinta, alle volte, è qualcosa che serve a motivarti, vedi un obiettivo che vedi lontano» riflette Minghetti. «Quando dicevamo “andiamo lì sopra” non ci credevamo, era la maniera nostra di motivarci. Ma dicendolo ci pensavi, cominciavi a costruirci sopra. Tutto nasce sempre da una spinta, dal dire dire “non ci fermiamo, saliamo, innoviamo”. La questione è saper cambiare e crescere restando se stessi». Quell’idea c’era da tempo, e negli ultimi anni si è concretizzata. «Da parecchio avevamo visto il parcheggio» ci racconta. «Dalle rampe, che erano chiuse, vedevamo questo spazio. Lo vedevamo da Google Maps. Abbiamo cominciato a mettere la pulce nell’orecchio del centro commerciale che ci ospita. Il progetto era grande, la nostra associazione è medio-piccola. E abbiamo cominciato a pensarci. Era un sogno, ma pian piano abbiamo cominciato a crederci». «Il Covid ha sparigliato le carte» ci spiega Minghetti. «Abbiamo capito tutti che gli spazi outdoor potevano essere una chiave di volta importante per le attività sociali, sportive e culturali. Già due anni fa, nell’estate, eravamo vicini a chiudere l’accordo con il centro commerciale, a gennaio 2021 abbiamo iniziato ad avvicinarci molto all’accordo. E da maggio 2021 abbiamo iniziato i lavori. È uno spazio che ha una destinazione urbanistica e catastale che non consentirebbe di fare quello che abbiamo fatto. Ma la legge di associazione e promozione sociale dice che se fai la tua attività statutaria e rimani fedele allo statuto puoi, in deroga a destinazioni urbanistiche e catastali, fare la tua attività. Qui non è possibile fare un’attività commerciale, ma un’associazione vera, che faccia attività no profit vera, può fare delle cose che mettano insieme sport di base, cultura, arte e socialità, le strade su cui abbiamo camminato per anni».
Street art, la congiunzione tra funzionale e bello
Lo Sky Park Casilino è anche una galleria d’arte a cielo aperto. «La street art e l’arte urbana rappresentano in maniera plastica e visiva la congiunzione tra qualcosa che è funzionale come lo sport e qualcosa che è bello» ci spiega il presidente di Fusolab. «È un intervento grande, più di 2500 metri quadri di opere con gli artisti Alice Pasquini, GiulioVesprini e UNO. Le superfici orizzontali sono realizzate con una resina in caucciù, adatta alle pavimentazioni sportive e le superfici verticali sono fatte con Airlite, una vernice mangia smog», il che testimonia un’attenzione all’ecosostenibilità. «Lavoriamo con l’associazione a.DNA» illustra Minghetti. «Mirko Pierri è stato il nostro curatore ci ha proposto vari artisti in maniera coerente. Conoscevamo già Alice, con cui avevamo fatto la prima mostra nel 2009. Sono tutti cerchi che si chiudono» Alice Pasquini ha realizzato una serie di ritratti che hanno in sé i colori del tramonto e si inseriscono alla perfezione nell’ambiente. «La prima opera è stata quella di Giulio Vesprini» ci racconta Minghetti. «Nasceva con colori diversi sui campi da gioco, ma per la funzionalità i colori sono diventati RGB, rosso, verde e blu. L’opera è ispirata al panorama romano, il sole, il tramonto, il Tevere, i parchi. È ispirato alla sua visione di Roma. Sull’opera ci sei sopra, ma la visione di insieme la vedi dall’alto». «L’altra opera è la pista panoramica, realizzata da UNO quindi durante il giorno è una pista di running per scaldarsi, ma è un camminamento panoramico per godere del panorama a 360 gradi che si vede da qui».
Rigenerazione urbana
È anche una grande opera di rigenerazione urbana: uno spazio inutilizzato e pensato per altre destinazioni che viene trasformato in una piazza sopraelevata di quartiere. «La rigenerazione urbana è un’azione importante nelle città» riflette Dario Minghetti. «L’azione si fa riqualificando gli spazi, ma poi riempiendoli di attività. Questo primo step si deve unire ad attività utili e a un clima in cui la gente stia bene. Noi non vogliamo fare una nicchia di un certo pubblico, un certo genera artistico. Vogliamo fare una piazza sopraelevata di quartiere. L’Alessandrino non ha praticamente piazze. E questo è un posto dove crescere come persone e incontrarsi come comunità. Ma qual è stata finora la risposta del territorio, del tessuto sociale? «È stato un crescendo» ci risponde il presidente di Fusolab. «Noi eravamo partiti con una cosa più da giovani, i concerti che finivano alle tre di notte e un po’ il quartiere l’ha vissuta come un’invasione. Ora facciamo poche cose di questo tipo e con altri orari. Lo sport e l’attività per bambini ci hanno aiutato tanto a farci prima accettare e poi amare da quartiere. Si è capito qual era l’intento del Fusolab e negli anni, insieme alla Parrocchia di San Giustino, è diventato il punto di riferimento del quartiere, per le famiglie, per i ragazzi. Uno spazio sicuro, con dei valori, dove si può star bene». «Lo scambio di idee con il territorio avviene in maniera fisiologica, senza bisogno di una modalità istituzionalizzata» ci racconta. «è la chiacchierata informale a farci capire le cose. Noi siamo tanti, 40 soci, con varie sensibilità e rappresentiamo uno spaccato di visioni. E riusciamo bene ad anticipare il futuro: la caratteristica principale del Fusolab è proprio la voglia e la capacità di innovare, di non accontentarsi».
Un passo verso la città dei 15 minuti
Siamo a Roma, ma potrebbe essere una terrazza di New York o di Berlino. «Il sindaco Gualtieri ha detto la stessa cosa» ci risponde Minghetti. «Ha detto che è un passo verso la città dei 15 minuti, una città policentrica dove, attorno alle varie comunità dei quartieri, tutti i servizi essenziali sono raggiungibili, a piedi, in 15 minuti. Gli spazi per allenarsi, gli spazi per la cultura dovrebbero essere distribuiti su tutta la città, ma con un respiro internazionale». «Secondo me il sindaco ha intuito bene questa ambivalenza del progetto, che è un po’ il concetto “pensa globalmente e agisci localmente» continua. «È il vecchio detto di noi che siamo stati a Genova. Ci è rimasto in testa e secondo me è una cosa efficace». Questo progetto mette in pratica quel riscatto delle periferie di cui si parla spesso ma che non sempre si riesce a vedere. «Io ci credo» commenta Minghetti. «Siamo i ragazzi del muretto. Stavamo in comitiva sotto i palazzi e abbiamo capito che le cose non cambiavano da sole, non sarebbero mai cambiate da sole. Infatti la cosa bella quando la racconti ai più giovani è che ce la si può fare. Abbiamo veramente spostato le nostre vite e fatto vedere che le cose, con pervicacia, competenza e lavoro, si possono fare».
Articolo di Maurizio Ermisino su “Reti Solidali“